Associazione di genitori, parenti e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender
L’associazione di genitori, parenti e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, + è nata nel 1993 e ha oggi sede legale a Torino e sede amministrativa nazionale a Milano.
Racconta Paola Dall’Orto, prima presidente dell’associazione: ”[…] A quell’epoca, intervistando alcuni genitori per il libro Figli diversi, che ho scritto con mio figlio Giovanni, mi resi conto del fatto che, per la prima volta, noi genitori potevamo comunicarci la storia delle nostre famiglie senza temere di essere fraintesi, condannati o, nella migliore delle ipotesi, compatiti. Potevamo cioè parlare con persone che stavano vivendo o avevano già vissuto la stessa esperienza sulla omosessualità entrata, spesso con grande impeto, nelle nostre case.
Abbiamo così conosciuto quanto liberatorio e rassicurante fosse sapere di poter condividere una realtà che sicuramente, fino ad allora, pensavamo appartenesse ad altri, mai a noi: ci siamo comunicati questa sensazione, quasi di leggerezza e […] abbiamo capito quanto fosse importante che anche in Italia se ne creasse una simile. Lo scopo era quello di aiutare quei genitori che si fossero trovati nella nostra stessa situazione: in uno stato di disagio, spesso di disperazione, e quasi sempre nell’ignoranza sull’argomento […]” All’inizio abbiamo fatto molta fatica a capire, perché non è stato facile per molti di noi entrare in un’ottica così nuova e soprattutto così diversa. …Così abbiamo pensato di aiutare questi genitori a conoscere cosa non è l’omosessualità cioè a sapere che non è cosa sporca, non è perversione, peccato, criminalità, pedofilia ecc., tutto quanto cioè ci è stato inculcato da secoli e che ormai fa da substrato alle nostre credenze e che crea una mentalità che noi, anche se in buona fede, passiamo a tutti i nostri figli, anche a quelli omosessuali, procurando loro profonde ferite, confusioni, sofferenze.
Se, dunque, riuscissimo ad aiutare ogni genitore a superare questa mentalità, come abbiamo fatto anche noi con successo seppur quasi sempre con fatica, allora ne avrebbe un gran beneficio tutta la famiglia, e soprattutto il figlio o la figlia omosessuale e transessuale che troverebbe così un ambiente più accogliente, che lo avrebbe reso più forte e più sicuro di sé e della propria identità, senza doversene vergognare. […] non avrebbe dovuto più fingere una diversa identità con tutte le conseguenze di una vita vissuta sempre nel timore di essere scoperto, vivendola invece con dignità, come tutti gli altri nostri figli. […]”